I Radiohead, un amore smisurato

«Ma qual è il tuo gruppo preferito?». Capita spesso che durante una conversazione di stampo musicale con un amico, un collega o una persona appena conosciuta mi venga rivolta questa domanda. Quando ciò accade, inizio a grattarmi la testa con fare nervoso, chiedendo scherzosamente se ci sia una domanda di riserva. Poi, alla fine, nomino sempre la solita band: i Radiohead. Sì, credo che più passi il tempo e meno abbia dubbi al riguardo. Per quanti siano i complessi musicali che adoro alla follia (dai Pink Floyd ai King Crimson, dai Pearl Jam agli Smashing Pumpkins, passando per i Depeche Mode, gli U2, i Wilco, i Black Rebel Motorcycle Club e tantissimi altri), non riesco davvero a trovare un gruppo che mi soddisfi più dei Radiohead. Provo una passione smisurata nei confronti della loro musica, dei loro testi, così come del loro modo di fare dischi e costruire i live.
Posso stare anche mesi senza sentirmi un loro disco, ma ogni volta che rimetto su un “Kid A”, un “The Bends” o un “In Rainbows”, di colpo mi emoziono come quando li sentivo le prime volte. Le loro canzoni non mi stancano davvero mai. Il loro stile mi appaga perché in dischi come “Ok Computer” e “Hail To The Thief” (ne prendo due a caso) c’è di tutto: l’essenzialità, il minimalismo, la sontuosità, il delirio, la sperimentazione, la ruvità. Nell’inquietudine raccontata da Thom Yorke trovo la mia serenità. Un qualcosa di inspiegabile e di altrettanto incredibile.

Thom YorkeIn futuro parlerò un po’ più nel dettaglio dei loro album, dei loro brani e di ciò che hanno rappresentato nella mia vita. Ora non ho tempo (sto lavorando parecchio in questo periodo e di rado passo qui). Però, per far capire quanto sia legato a loro, posso soltanto dire che nell’agosto del 2009 andai a vederli suonare in Repubblica Ceca, a Praga, in occasione di un tour particolare in cui testavano dal vivo pezzi nuovi in vista della realizzazione del seguito ideale di “In Rainbows”. Mai mi ero recato in un’altra nazione per seguire una band e ciò può dare l’idea di quanto già allora amassi i Radiohead. A Praga andai con alcuni amici dell’università. Fu un viaggio fantastico, fatto con le persone giuste. Tre giorni di risate continue, con un clima perfetto in una città piccola, silenziosa e deliziosa. Il concerto fu devastante: scaletta sublime, esecuzioni e sound impeccabili.
Negli ultimi giorni è trapelata l’indiscrezione secondo cui il prossimo album di Thom Yorke e soci sarebbe praticamente pronto. La notizia mi rende piuttosto felice: sono passati circa quattro anni e mezzo da “The King Of Limbs”, disco difficile ma che alla lunga mi ha convinto assai, e sono quindi piuttosto curioso di sentire cosa si siano inventati stavolta. Nel frattempo, mi riascolto proprio “The King Of Limbs” e alzo le mani di fronte alla bellezza di una canzone come Lotus Flower. Certo, poi ci sarebbe Give Up The Ghost, ma lì servirebbe un post a parte per parlare di tanta meraviglia.

Alessandro

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