“The Last Interview” (suoni, note e voci targati Mahatmos)

A fine febbraio è stato pubblicato il disco di un progetto musicale romano in cui figurano due persone a cui voglio molto bene. Il complesso di chiama Mahatmos, mentre l’album s’intitola “The Last Interview” ed è composto da un totale di cinque lunghe tracce intrise di ambient e di elettronica.
A livello sonoro, si tratta di una produzione estremamente curata, perché l’elettronica sviluppata appare elegante, fatta con gusto. L’opera, nel suo insieme, si percepisce gradevole perché la sperimentazione che permea ognuno dei pezzi in scaletta non risulta troppo estrema, tantomeno stucchevole o prevedibile.
Maurizio Loffredo e Gianluca Meloni, le menti del progetto Mahatmos, hanno esperienza da vendere nel campo dell’elettronica, quindi durante il processo creativo sono riusciti a mettere a punto brani assai coinvolgenti. La loro non è una musica effimera ed evanescente, e al tempo stesso non la si può nemmeno ritenere pacchiana e patinata: dall’inizio alla fine, “The Last Interview” dà l’idea di essere un disco strutturato con sapienza, fatto di momenti più intensi e di altri maggiormente sospesi, rarefatti, onirici.
La particolarità dell’album, vale la pena sottolinearlo, è che i cinque pezzi in scaletta includono le voci di gente del calibro di George Orwell e Sigmund Freud: Maurizio e Gianluca non hanno fatto altro che recuperare alcune loro dichiarazioni audio datate e inserirle con perizia tra i vari strati di suoni digitali elaborati con le “macchine”. Sfruttando con sensibilità la tecnologia, le loro parole sono state fuse con i rispettivi componimenti, finendo quindi per risuonare in maniera inedita e sorprendente in un contesto contemporaneo.
Tutto questo mi sembra molto interessante, soprattutto perché i concetti dei vari Mahatma Gandhi e Georges Méliès che sono stati recuperati ed editati includono riflessioni decisamente attuali, così attuali da impressionare (si va dalle considerazioni a sfondo sociale di Orwell a quelle invece più scientifiche di Nikola Tesla). Insomma, il lavoro fatto è indubbiamente valido: nel lasciarsi trasportare dalla voglia di assemblare suoni suggestivi e senza tempo, Maurizio e Gianluca hanno confezionato questo album con criterio, cura, attenzione e coerenza.
Onestamente non so se nei prossimi mesi verranno organizzati dei live set per far ascoltare le tracce di “The Last Interview” in dei club (sarebbe un’idea sfiziosa, anche se non di facile attuazione). Spero in ogni caso che questo progetto possa far parlare tanto e bene di sé, magari attraverso un virtuoso passaparola. Chi lo sa.

Alessandro

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