StampaHo sempre sognato di fare il giornalista. Già da piccolo mi affascinavano i quotidiani e i periodici, così come le redazioni dei grandi giornali, soprattutto quelle che vedevo nelle pellicole americane tipo Diritto Di Cronaca di Sydney Pollack o Insider – Dietro La Verità di Michael Mann. Quelle dove le scrivanie dei redattori sono tutte tappezzate di bigliettini e i direttori sono in preda all’ansia perché i loro dipendenti sono in ritardo con la consegna dei pezzi. In più mi piaceva scrivere, e mi è sempre piaciuta l’idea di svegliarmi, andare in edicola, comprare il giornale, aprirlo e trovarci dentro i miei articoli redatti il giorno prima.
Finalmente, dopo ben cinque anni passati a scrivere per vari web-zine, sono riuscito a provare una sensazione del genere in seguito all’approdo quasi insperato al “Messaggero”.
Al di là del raggiungimento di questo piccolo grande traguardo, riconosco ancora oggi di avere una necessità continua, impellente, di fare informazione. Non so spiegarmi come mai ciò accada, ma se sto per alcuni giorni senza preparare un servizio o senza scrivere una recensione comincio a provare improvvisamente una sorta di crisi di astinenza. Pazzesco, ma che ci posso fare? D’altronde non sono l’unico a ritenere che il giornalismo sia una droga.

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