Per quanto la musica leggera italiana appaia nel complesso sempre più povera e decadente, anche imbarazzante sotto certi aspetti, grazie al cielo ci sono ancora degli artisti validi e coerenti di cui andare orgogliosi perché capaci di distinguersi dalla massa grazie a dischi di qualità. In questo “gruppo”, purtroppo meno folto rispetto a una quindicina di anni fa, inserisco per forza di cose Mario Venuti.
Anche se in oltre quarant’anni di attività i numeri non gli hanno dato pienamente ragione, ancora oggi questo artista molto ispirato e assai preparato a livello musicale continua ad andare per la sua strada e a impegnarsi al massimo per pubblicare dischi eccellenti, di un certo peso.
Terminata la formidabile esperienza con i Denovo insieme a Luca Madonia, a partire dalla metà degli anni Novanta il cantautore siciliano ha intrapreso un percorso autoriale alquanto valido e intrigante, nonché invidiabile. Dal primissimo “Un po’ di febbre” all’ottimo “Grandimprese”, da “Microclima”, intenso e assai raffinato, al sottovalutato eppur tenace “Recidivo”. E poi “Magneti”, “L’ultimo romantico”, “Motore di vita”, fino ad arrivare all’ultimo e sontuoso “Tra la carne e il cielo”, ennesima conferma di una vena creativa piuttosto rara al giorno d’oggi: davvero tanti lavori di una bellezza rara.
Purtroppo la sua popolarità non ha mai raggiunto dei veri picchi, sicuramente perché non sostenuto a dovere dalle radio e dalle televisioni. Tuttavia, il buon Mario non si è mai abbattuto, cercando piuttosto di lavorare sodo e di fare il possibile per tirare fuori dal cilindro pezzi ricercati attraverso i quali tenersi stretto i suoi fan storici e, al contempo, convincere in pieno la critica.
Parliamo di un autore da rispettare perché, a sessant’anni suonati, preferisce parlare con i fatti: anziché adagiarsi sugli allori, Mario Venuti non fa altro che guardare avanti e provare a mettersi continuamente in discussione. Si dimostra tuttora prolifico e costante nella produzione, in quanto non lascia passare troppi anni tra un disco e l’altro (tanti suoi colleghi non operano affatto in questo modo). E ogni nuovo album di quest’uomo, per l’appunto, rappresenta un’evoluzione tanto convincente quanto coraggiosa.
Tutti questi aspetti sono lodevoli: la sua musica si disinteressa in pieno delle tristi tendenze sonore e testuali, ma asseconda piuttosto i suoi gusti, che sono raffinati e ben chiari. Insomma, un signore della canzone italiana, sempre pronto a rispettare la tradizione e a contaminarla con elementi moderni, comunque eleganti e ponderati, ragionati.
Almeno nel mainstream italiano, sono davvero pochi quelli che lavorano in maniera simile a lui. Finché gente come Mario Venuti deciderà di portare avanti la propria carriera discografica, potremo continuare ad aspettarci pubblicazioni di livello infarcite di pezzi oggettivamente belli, ispirati, emozionanti.
Scusate se è poco.
Alessandro
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