“Sig. Dapatas”, un disco che non stanca mai

Da un paio di mesi buoni risuona in casa con costanza il disco “Sig. Dapatas” di Daniele Silvestri, pubblicato nel febbraio del 1999 dopo la sua partecipazione al Festival di Sanremo di quell’anno con Aria.
Francesca l’ha preso usato su Amazon ed è arrivato in ottime condizioni, tanto da sembrare nuovo di zecca.
Purtroppo non ci sarebbe mai stato modo di acquistarlo in un tradizionale negozio di dischi: negli ultimi anni non l’hanno più ristampato, quindi chi lo vuole deve affidarsi a canali alternativi (la tecnologia, ogni tanto, si rivela abbastanza utile).
Un grande peccato che “Sig. Dapatas” non sia più reperibile, visto che a mio avviso si tratta di uno dei migliori lavori di Silvestri. E non credo proprio di essere l’unico a pensarla così. Anche se non ne ho mai parlato con amici e colleghi, ho la forte sensazione che insieme ai precedenti “Prima di essere un uomo” e “Il dado” sia tra gli album più amati dai suoi fan di vecchia data.
In fin dei conti, nel sentirlo con attenzione si nota una qualità enorme della scrittura così come degli arrangiamenti. È una raccolta di dieci splendidi pezzi inediti, tutti ispirati e suonati non solo con maestria, ma anche con cura, gusto, passione, energia, entusiasmo.
C’è molto rock al suo interno, perché le chitarre elettriche sono predominanti. Però c’è anche parecchia ricerca a livello musicale, con episodi latineggianti e altri invece maggiormente intimisti (mi vengono in mente
Desaparecido nel primo caso e l’incantevole Giro in si nel secondo).
Purtroppo dischi così imprevedibili e travolgenti il grande Daniele non è più riuscito a farli. Reputo pregevoli “Unò-Dué”, “Il latitante” e “La terra sotto i piedi”, ma nella prima fase della sua carriera il talentuoso cantautore romano aveva un modo diverso di scrivere: fino a “Sig. Dapatas” è chiara la sua tendenza a sperimentare, quasi a giocare, seppur con consapevolezza, tanto da tirare fuori gemme del calibro di
Amore mio e Adesso basta.
A partire dal nuovo millennio è cambiato il suo stile, che non è peggiorato, sia chiaro. Semplicemente si è riscontrata un’evoluzione, condizionata pure dal cambiamento dei tempi e dagli standard richiesti dalle radio, sempre più propense e dare spazio a brani brevi e immediati.
Come tanti suoi colleghi, Silvestri è stato costretto ad adeguarsi al mutamento generale del mercato. Tuttavia, ripeto, da “Unò-Dué” in poi sono stati pubblicati tutti dischi pregevoli, a parte forse l’ultimo “Disco X”, lavoro un po’ scialbo, poco incisivo.
Se vogliamo, in “Sig. Dapatas” permane una certa spensieratezza in grado di dare quel tocco di magia e di spontaneità a delle canzoni notevoli, molte delle quali divenute col tempo degli autentici cavalli di battaglia, pezzi spesso presenti nelle scalette dei suoi concerti. Un esempio?
Il pozzo dei desideri, traccia impeccabile e solare, arricchita da un pregevole piglio rock.
Un disco che non annoia affatto. Anzi, semmai riesce puntualmente a sorprendere di ascolto in ascolto. Il giusto mix tra maturità e incoscienza, istinto ed equilibrio.
Semplicemente perfetto.
Ringrazio mia moglie per essersi attivata, alla faccia della mia pigrizia e del mio scetticismo rispetto agli acquisti online.

Alessandro

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