L’incantevole e perfetto “Robinson Crusoe”

Non ricordo per filo e per segno ogni fase, ogni passaggio del romanzo “Robinson Crusoe” di Daniel Defoe, da me letto nel 2010, tuttavia ricordo l’entusiasmo e il piacere con cui mi divorai un capolavoro simile. Sembra come se fosse ieri. Ero al secondo anno di università, e il testo in questione, risalente alla prima metà del Settecento, venne inserito nella bibliografia di un corso di letteratura inglese che frequentai insieme a tanti altri amici e compagni di studi.
Avevo appena ventidue anni e, al tempo, di “Robinson Crusoe” avevo giusto sentito parlare. Ma l’interesse da parte mia era notevole, anche solo per il fatto di essere ambientato prevalentemente in contesti marini, fatti di spiagge immense, acque cristalline e vegetazione fitta e selvaggia. Così, appena rimediato in biblioteca, mi immersi nell’emozionante lettura di quello che rimane un capolavoro immenso della letteratura di tutti i tempi.
È sorprendente la linearità del racconto, così come lo stile di Defoe, capace di concepire una scrittura carica di leggerezza eppure incisiva. Ciò che mi fa più impazzire di “Robinson Crusoe”, è che è un libro adatto ad ogni tipo di lettore: riesce ad ammaliare i grandi e i ragazzi, i lettori esperti ed esigenti e quelli che, invece, di libri non ne aprono molti durante l’anno.
Se solo avessi il tempo, lo rileggerei una seconda volta da capo. Ritengo assolutamente trascinanti quelle descrizioni fatte dall’autore, abile nel permettere di “vedere” a chi legge scenari suggestivi, indubbiamente carichi di desolazione e pericolosità anche se, in fin dei conti, affascinanti. Impossibile non essere rapiti dal racconto delle gesta del protagonista dopo il naufragio, quando senza l’aiuto di nessuno deve attivarsi per sopravvivere, superando una serie continua di ostacoli.
Credo che in pochi abbiano trattato con così tanta destrezza il tema del viaggio, elemento ricorrente nella letteratura e spesso tendente a divenire tanto abusato quanto stucchevole. Qui, a mio avviso, il viaggio assume sfumature particolari, di certo mature, e viene inteso come un lungo peregrinare pieno di insidie, destinato a terminare dopo decenni di attesa e di sfide ricorrenti da superare con l’ingegno e il coraggio.
Grande invidia per chi, nel 2020, deve ancora imbattersi in tale meraviglia. È senz’altro un libro capace di segnare il lettore.

Alessandro

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