The Stooges, quella meraviglia di “Fun House”

Da giorni pensavo a quale sarebbe stato l’argomento del mio nuovo post qui sul blog. Volevo parlare di un disco, di una raccolta di canzoni a cui sono particolarmente legato. Mi sono reso conto che ultimamente ho scritto soprattutto di musica italiana. E ci sta, d’altronde è risaputa la mia adorazione per il linguaggio, la scrittura tipicamente italica. Però, al contempo, amo gran parte di quanto prodotto in altri Paesi, vedi l’Inghilterra e gli Stati Uniti.
A proposito di Nord America, e di rock, vado matto per quei gruppi nati sul finire degli anni Sessanta. Gli Stooges di Iggy Pop rientrano in questa categoria, soprattutto per via di quel suono caldo, ruvido e sanguigno da loro sviluppato con assoluto gusto. Se il loro primo ed eponimo cd è qualcosa di sublime, il successivo “Fun House” non ha nulla da invidiare a quanto prodotto in precedenza e successivamente (giù il cappello per l’eccellente “Raw Power”, sia chiaro).
Credo che in “Fun House” gli Stooges siano davvero al top per maturità e ispirazione. I sette brani scelti per comporre il disco sono sensazionali. A livello chitarristico ci sono dei passaggi magari poco “puliti” eppure travolgenti. E se devo individuare una canzone in qualche modo rappresentativa, sono abbastanza certo che la delirante Dirt valga da sola l’intero prezzo dell’album. Un Ron Asheton scatenato. Goduria infinita.

Alessandro

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