“Gorilla” di James Taylor, album divino

Tra i fuoriclasse indiscussi del folk americano c’è per forza di cose James Taylor. La sua voce incantevole, le melodie uniche che riesce tessere, quelle musiche tanto limpide quanto profonde: ci vuole pochissimo ad innamorarsi del suo stile. Taylor in casa mia è sempre stato presente. I miei genitori sono suoi estimatori da decenni e già dall’infanzia ho cominciato ad avere a che fare con i tanti dischi rilasciati dal cantautore soprattutto ad inizio carriera.
Taylor è così dannatamente bravo a scrivere canzoni che lo si potrebbe ascoltare dalla mattina alla sera senza mai annoiarsi. La sua arte è immensa, ecco perché ogni disco messo su lascia automaticamente stupiti. Per quanto mi riguarda, ogni volta che sento un suo lavoro mi meraviglio. Se non altro resto colpito dalla perfezione dei suoi componimenti. Ci trovo tanta cura, sensibilità.
Un disco per cui vado matto è “Gorilla”. Taylor lo pubblicò nel 1975, tre anni dopo “One Man Dog” e a pochi mesi di distanza da “Walking Man”. Produzioni importanti e di spessore. Seppur scritto in tempi brevissimi, “Gorilla” si rivelò comunque un capolavoro. Ispiratissimo, toccante eppure leggero, luminoso nei testi e nel suono. Parliamo di un lp composto da tracce favolose, come Music e You Make It Easy. Canzoni del genere sono divenute ben presto dei veri e propri cavalli di battaglia del musicista nativo di Boston.
La coerenza e la grazia di “Gorilla” sono disarmanti. Averlo tra le mani rappresenta per il sottoscritto un’emozione gigantesca. Visto che la bella stagione si appresta a sbocciare, scelgo Mexico. Brano straordinario, di quelli che mettono i brividi fin dai secondi iniziali. Poi ha quel ritornello micidiale, così dolce e gradevole da far venire voglia di mettersi in macchina e scappare al mare in un giorno assolato.

Alessandro

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