Some impressions ‘bout “Mojo”, by Alex Britti

Come credo tante altre persone di questo Paese, per anni ho confidato nella possibilità che Alex Britti, indubbiamente uno dei chitarristi italiani più forti di sempre, potesse dare prima o poi alle stampe un disco composto solo ed esclusivamente da brani strumentali. Ho sempre sperato che ciò potesse accadere considerando le sue incredibili qualità, che non riguardano soltanto la tecnica, bensì la sensibilità e il gusto nello sviluppare componimenti di spessore privi di liriche (in ogni disco da lui pubblicato c’è sempre stato posto per almeno un pezzo non legato alla forma-canzone).
Sia chiara una cosa: sono legato a tantissime canzoni scritte e incise da Alex negli anni, ma non credo di essere l’unico a provare un’adorazione particolare nel sentirgli eseguire riff, fraseggi, progressioni e assoli con lo strumento dal quale non riesce proprio a staccarsi. Insomma, al di là della retorica, lui è uno dei pochi in grado di far letteralmente “cantare” la sua chitarra.
L’estate scorsa ha visto la luce “Mojo”, anticipato dall’omonimo, travolgente e intensissimo singolo (nel mese di novembre è arrivata nei negozi di dischi anche una bellissima versione in vinile, che mi sento di consigliare a chiunque incappi in questo articolo). L’album è costituito da un totale di dieci pezzi, dove il buon Alex si diverte alla grande nel mescolare i generi, tirando fuori un numero indecifrabile di atmosfere fortemente contaminate. C’è molto blues ma non solo, perché il jazz, ad esempio, è sempre dietro l’angolo.
“Mojo” è raffinato e ruvido al tempo stesso, e al tempo stesso denota elementi classici e contemporanei. Un lavoro fatto con estrema cura, suonato e registrato in maniera impeccabile. L’iniziale S_Funk ha un sound e un groove da favola, mentre Insomnia ha un’impronta accattivante e fa pensare tanto al mitico Stevie Ray Vaughan (il blues attraversa pure Il treno per Roma, che tuttavia appare più soft). Niente male pure West & Co e Respiro, forse le tracce più moderne per struttura e sonorità.
Ognuno dei brani presenti in scaletta ha una sua particolarità, e sono sicuro del fatto che possa essere ascoltato, assimilato e apprezzato anche da chi non è abituato a sentire musica priva di parole. Alex ha fatto un grande dono al suo pubblico con “Mojo”, e sinceramente spero con tutto il cuore che un disco simile non rappresenti un episodio isolato nella sua discografia. Ben vengano in futuro altri dischi così.

Alessandro

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