“Il confine di Bonetti” di Giovanni Floris, una gran bella sorpresa

Nonostante lo abbia letto circa cinque anni fa, quindi non l’altro ieri, il romanzo “Il confine di Bonetti” di Giovanni Floris resta uno dei miei libri italiani preferiti. È passato per l’appunto un po’ di tempo dalla lettura di questo testo ambientato a Roma e rilasciato nel 2014, eppure le immagini così nitide, le ambientazioni così affascinanti, le espressioni tanto singolari dei personaggi del volume, messe a punto dall’autore che tanto stimo già solo per il suo lavoro giornalistico, tornano spesso a farsi largo nella mia mente. Tornano a galla e appaiono decisamente a fuoco.
Tutto ciò mi fa comprendere quanto un testo simile mi abbia folgorato e, inoltre, abbia lasciato nel sottoscritto dei segni permanenti. Non riesco ancora a capire se “Il confine di Bonetti” abbia avuto una discreta accoglienza da parte del pubblico, tuttavia lo ritengo un grande esempio di narrativa matura, semplice, immediata, diretta anche se tutt’altro che scontata. Insomma, per quanto mi riguarda è un librone.
La scrittura di Floris, di cui al momento non ho ancora letto altro, anche se spero di procurarmi a breve almeno gli altri romanzi dati alle stampe fino ad oggi, è estremamente coinvolgente ed efficace, mantiene un bel ritmo sfruttando al meglio la punteggiatura. Descrive con una bravura invidiabile ogni singola situazione, delinea alla grande le varie dinamiche che vanno a susseguirsi. E poi, cosa fondamentale, tiene sulle spine il lettore fino alla conclusione, inducendolo a proseguire rapidamente per capire come vada a terminare la vicenda bizzarra del notaio Ranò, che per via di una serata a dir poco “estrema” si ritrova davanti al magistrato.
Forse l’ho già affermato su questo blog in passato: non sono un grande lettore, non posso dire di essere un divoratore di libri perché mi dedico alla lettura giusto nei ritagli di tempo, quando il lavoro me lo consente, ma i testi in cui mi imbatto non li sottovaluto, nel senso che gli do assoluta importanza, a prescindere da chi li ha scritti. Appena sotto capolavori del calibro di “Moby Dick”, “Cecità”, “Addio alle armi”, “Lord Jim”, “Ventimila leghe sotto i mari” e “L’isola del tesoro”, roba per me allucinante, metto sicuramente “Il confine di Bonetti” e un’altra manciata di gioielli simili che rientrano nella narrativa contemporanea, italiana e non.
Invito chiunque a leggerlo. Inchioderà e sorprenderà attraverso un racconto sensazionale, ispirato.

Alessandro

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