Max De Angelis e la magia dell’album “37 minuti”

Penso proprio di non esagerare nel ritenere “37 minuti” di Max De Angelis uno dei migliori dischi di musica italiana pubblicati nel 2007. Lo ascolto da tempo con un entusiasmo e un coinvolgimento davvero notevoli, per certi versi rari e sorprendenti. E nel sentirlo non capisco come mai, all’epoca, la critica e i media in generale non gli diedero la giusta attenzione. Forse perché era un lavoro troppo raffinato, elegante, quindi non così adatto ai gusti della massa? Oppure perché non conteneva potenziali hit radiofoniche? Secondo me, per entrambi i motivi, anche se potrei sbagliare.
Indubbiamente si tratta di un lavoro meno “esplosivo” e diretto rispetto a “La soluzione”, cd d’esordio del cantautore e musicista romano rilasciato nel 2005 e contraddistinto da un sound in bilico tra pop ed elettronica. Ne “La soluzione”, tra le altre cose, trovavano posto brani estremamente fortunati, come la title-track, Nuda, L’evaso e Sono qui per questo, pezzo portato a Sanremo e destinato a consacrare l’artista, di fatto uno dei nomi nuovi più interessanti del panorama musicale nostrano all’inizio del nuovo millennio.
Pensando proprio a “La soluzione”, “37 minuti” è quasi agli antipodi. Parliamo infatti di un album che presenta nove canzoni e due tracce strumentali dove emergono atmosfere delicate e limpide. L’approccio è acustico, nel senso che è nutrito l’utilizzo di chitarre e pianoforti. Non credo sia però il caso di intenderlo come un album essenziale, minimalista. È piuttosto un disco ricco di suoni grazie all’utilizzo di diversi strumenti. In ogni caso, sentendolo in maniera ripetuta, si scorge un equilibrio non indifferente: non c’è uno strumento che va a sovrastarne un altro.
Sono sincero: di dischi così curati se ne sentono pochi, specialmente in Italia. In più, oltre a un’esecuzione pregevole, garantita dal contributo di musicisti molto preparati quali Ludovico Piccinini, Salvatore Palmisio e Ronny Aglietti, “37 minuti” si fa apprezzare per il fatto di contenere dei pezzi decisamente ispirati. Per quanto ci sia una malinconia di fondo, capace di farsi più acuta quando arriva il momento delle bellissime Vera e severa, Vola e Splendida, dall’inizio alla fine l’album dispensa una qualità di scrittura – testuale e musicale – alquanto elevata.
Direi che, in tal senso, sia il caso di fare i complimenti a Max, tra l’altro una persona squisita che ho avuto il piacere di intervistare lo scorso anno, così come ad Alberto Bompani, Marco Ciappelli e Giovanni Sala, alcuni dei co-autori dei brani in scaletta. E complimenti anche a Diego Calvetti, pronto a scrivere e a produrre come era già avvenuto per “La soluzione”.
Invito chiunque a sentire per intero un album simile, davvero un gioiello. Penso che se fosse stato dato maggiore spazio ai tre singoli estratti dalla raccolta, ovvero Nevica, È così e Stai con me, probabilmente anche i brani più intensi del cd, “37 minuti” avrebbe intrapreso un percorso decisamente fortunato (lo avrebbe meritato, anche solo per il fatto di essere una produzione effettivamente coraggiosa). Purtroppo, già all’epoca gli standard di radio e televisioni stavano cambiando, perché alle canzoni autentiche e profonde venivano preferite quelle invece più patinate, artefatte, scadenti.
E pensare che, al di là di tutto, Nevica, scelto come singolo apripista e lanciato nel dicembre del 2006, riuscì ad ottenere una discreta serie di passaggi (in merito al piccolo schermo, posso assicurare che il videoclip veniva trasmesso spesso da Mtv e da All Music). Probabilmente ciò non bastò per consentire a tutto il disco, distribuito poi nel giugno successivo, di arrivare a tante persone.
Per quanto mi riguarda, continuo ad attendere il giorno in cui Max romperà il suo lungo silenzio discografico tirando fuori almeno una nuova canzone. Non so quanto tempo ancora ci vorrà, eppure qualcosa mi dice che l’attesa stia per terminare. Incrociamo le dita.

Alessandro

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