Emi, buon viaggio

La vita è incredibilmente strana. Ci lamentiamo per cose magari fastidiose, tristi, ma, tutto sommato, superabili. Poi quando succedono disgrazie autentiche ci rendiamo conto che certi pensieri, certi stati d’animo siano alquanto miseri di fronte al dolore concreto. Mi capita spesso di pensare a cose simili. Io che mi lamento, che mi butto giù di fronte alla prima difficoltà per quanto, tirando le somme, non mi manchi nulla. Cosa farei, come reagirei se il mondo mi crollasse addosso? Dico questo pensando ai familiari, agli amici più stretti di Emiliano Di Nardo, collega venuto a mancare pochi giorni fa.
La sua è stata una vera tragedia. Mesi e mesi di coma dopo un tremendo incidente stradale avvenuto nel settembre del 2017. Qualcosa di davvero ingiusto. Per i suoi cari e, ovviamente, per lui, da quanto so mai più in grado di riprendersi del tutto dopo un impatto letale, una caduta rovinosa. Lui la sua battaglia ha provato a vincerla ma niente, evidentemente la situazione era tanto compromessa da rendere impossibile ogni tentativo di recupero.
Questo fatto mi ha scosso sul serio. Per le dinamiche che hanno portato al suo decesso, per il rapporto cordiale e rispettoso che c’era tra noi due. Come è facile immaginare, Emiliano, speaker di Tele Radio Stereo nonché fondatore de “La Gazzetta Giallorossa”, era un giornalista sportivo di fede romanista. La Roma era tutto per lui che, in ogni caso, appariva agli occhi di chiunque un ragazzo pieno di passioni, molto colto. Ne sapeva di calcio, così come di sport in generale. E non solo. Perché ti bastava poco per comprendere la sua grande preparazione generale, la sua naturale predisposizione ad amare il bello che vuol dire pure cultura e dunque musica, cinema.
Sembrano frasi fatte, ma Emiliano era semplicemente speciale. Lo incontravi alle conferenze, agli eventi importanti, di quelli in cui non puoi “bucare” determinate interviste perché ti servono le dichiarazioni di certi personaggi. Farà un po’ sorridere come cosa, ma la sua presenza mi trasmetteva tranquillità. C’era quello sguardo sorridente che sembrava quasi dirti: «Tranquillo Alessa’, lo fermiamo quello lì. Tanto serve pure a me che devo fa’ er video per il sito».
Mi fa male, tanto male l’epilogo di questa sciagura. Le persone devono sapere chi era Emiliano Di Nardo. Potrei scrivere ancora righe su righe a proposito di lui. Potrei parlare della sua simpatia innata, così come della sua disponibilità impagabile. Nella stagione 2016-2017 condussi su Retesole “FuoriGioco”, format televisivo dedicato al calcio. Ogni settimana due ospiti fissi. Mica semplice trovarli. Su di lui però potevo contare, nonostante di impegni ne avesse tanti. E guarda caso, fu uno degli opinionisti più presenti. Venne ben tre volte in studio e con lui le puntate prendevano puntualmente una piega bellissima, perché non mancavano ironia, leggerezza, serietà, precisione, statistiche, approfondimento.
Sono addolorato, non so se più per la sua morte o per lo stato in cui ha dovuto trascorrere quest’ultimo anno e mezzo di vita.
Ciao grande. Mancherai tanto. Ma proprio tanto.

Alessandro

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