Gli anni della radio

Fare radio, condurre una trasmissione, passare ore e ore dentro uno studiolo insieme ad altri due amici. Un microfono, una montagna di dischi accanto tra cui scegliere, pochi appunti scritti su un foglietto per non dimenticare. Parlare di musica, di canzoni, di discografie, frugare tra i ricordi, pescare gioielli dimenticati, lasciarsi scappare una battuta o dover informare di un brutto fatto. Di notte, a San Lorenzo.
Quando ripenso alla mia lunga esperienza radiofonica ci sono tante piccole immagini che mi passano davanti. Tanti ricordi splendidi. Non potrò mai finire di ringraziare Radio Onda Rossa per l’occasione avuta. E non potrò davvero sdebitarmi con Pablo e Diego, le due persone che nel lontano 2008 si fidarono di un ventenne non proprio a fuoco anche se serio e volenteroso.
Con loro è cominciato tutto. Non dimentico gli inizi, le prime parole tremolanti pronunciate in diretta. La prima canzone passata, Footprint del grandissimo Xavier Rudd. Un sogno realizzato. Perché la radio è stata sempre un pallino. Già da bambino mi vedevo a mettere i dischi e a interagire con gli ascoltatori. Ben presto ho sentito quest’urgenza di condividere emozioni, accontentare richieste, strappare un sorriso, trasmettere gioia o carica facendo partire un pezzo.
Quando dico alla gente che sono fortunato lo penso sul serio. Quello che mi è capitato è stato travolgente. Sono stato a Radio Onda Rossa dal 2008 al 2014. Anni indimenticabili, pieni di belle esperienze. Anni fondamentali per quella che è stata la mia crescita, dove accanto al divertimento c’era anche lo studio e quindi l’università. Tutto splendido.
La radio resta e resterà una folgorazione. Prima o poi tornerò a farla.
Un microfono e una pila di dischi sul tavolo, niente di più.

Alessandro

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