Sziget, agosto 2012

Nell’agosto di tre anni fa partivo alla volta di Budapest con altri cinque amici dell’università. Destinazione Sziget, uno dei festival musicali più rinomati di tutto il mondo, allestito all’interno di un’isola gigantesca situata in mezzo al Danubio.
Ricordo tutto di quel viaggio fantastico. Arrivammo con due giorni di anticipo per visitare un po’ la città. Ci accolse un caldo torrido che da mesi non faceva respirare gli abitanti del posto (la temperatura era talmente elevata che la mattina giravamo in strada a torso nudo).
Di giorno turisti pseudo-intellettuali, di notte scugnizzi scalmanati a fare le ore piccole tra pub e discoteche. Una volta cominciato il festival, il divertimento fu ancora maggiore, la festa entrò davvero nel vivo.
Quell’anno c’era una bella lista di nomi: dai dEUS ad Anna Calvi, dai Wild Beasts a Paolo Nutini. E poi Mando Diao (una fantastica scoperta), The Killers, Bonaparte, The Stone Roses, Noah And The Whale. The Roots! Che concerto che fecero.
Davvero tutto perfetto, a partire dalla cornice, senza dimenticare gli spettatori, le spettatrici, e l’organizzazione impeccabile. In più c’erano tante belle band italiane come Il Teatro Degli Orrori e i Bud Spencer Blues Explosion. Per me il giusto mix di progetti già conosciuti e altri da scoprire.
Si dormì pochissimo perché tra il caos del campeggio, i soundcheck ripetuti sui vari palchi e il sole battente della mattina non si riusciva a stare in tenda, ma poco importava. Il bello era anche passeggiare per l’isola assonnati e barcollanti, pronti a raggiungere il primo tavolino per bere e mangiare o a conquistarci il primo spicchio di ombra libero per oziare e ridere di gusto.
Per un appassionato di musica, manifestazioni come il (lo?) Sziget sono da provare assolutamente. Mi auguro di tornarci un giorno, magari con le stesse persone.
Per grandi viaggi servono pure i compagni migliori. A Budapest fu così, indubbiamente.

Alessandro

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